Se non fossimo abituati al peggio, le ultime uscite di Confindustria dovrebbero suscitare nell’opinione pubblica un’ondata di sdegno. La visione che questi signori hanno dell’Italia e del futuro del lavoro va considerata – al colmo di una crisi sociale, economica e ambientale senza precedenti – non solo anacronistica, ma lesiva dei princìpi e dei valori costituzionali. Confindustria sogna contrattazioni individuali, licenziamenti ancora più facili, ulteriore flessibilità (si legge “precarietà”) e auspica la fine del conflitto tra capitale e lavoro per non compromettere la competitività delle imprese. Uno scenario che semplicemente accelera lo sfacelo già in corso.

Nemmeno la pandemia e le sue conseguenze psicosociali riescono a imprimere, nell’immaginario autoreferenziale di certi imprenditori (non tutti per fortuna, ma quante delle piccole e medie imprese che rappresentano la spina dorsale della produttività nazionale sapranno prendere le distanze da questa deriva padronale?), l’urgenza di una svolta profonda per rispondere alla sfide ecologiche e sociali.

Dipende da Noi nasce per dare il suo contributo all’attuazione della Costituzione Italiana. Anche a livello locale speriamo di favorire un dialogo costruttivo che rimetta al centro dell’impegno comune il bene di tutte e di tutti. Vogliamo, per il lavoro, non meno diritti, non più flessibilità, ma più sicurezza e un coinvolgimento democratico dei lavoratori nelle decisioni aziendali. Crediamo anche che in direzione di un salario minimo garantito e di un reddito di base dignitoso sia importante muoverci, e presto, per liberarci dalle storture dell’odierno capitalismo di rapina. Insieme possiamo ripensare l’economia e ripartire in modo equo DIRITTI e DOVERI con lo scopo di transitare verso una società pienamente sostenibile e solidale. Avremo bisogno di tutti per riuscirci, quindi anche del mondo delle imprese, purché ci unisca un progetto aperto di convivenza radicalmente discontinuo rispetto all’incubo prospettato dagli ultrà neoliberisti. 

Paolo Bartolini

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