Cadere, rialzarsi, insieme

Talora nella vita è più importante rispondere con intelligenza e fiducia agli errori e alle sconfitte, piuttosto che desiderare che tutto fili liscio, senza intoppi. In politica di errori se ne fanno, e le sconfitte non mancano, soprattutto quando non si agisce per conquistare un potere, ma per disarticolarlo, ridefinirlo, distribuirlo coinvolgendo ciascuno nelle decisioni che riguardano tutte/i.

Allora, visto che di inciampi e momenti complicati è costellata l’esperienza dell’impegno civile, quale atteggiamento possiamo adottare per far fronte allo scoraggiamento, al ripiegamento, alla rabbia improvvisa? Se non vogliamo cadere nella trappola contemporanea del “tutto e subito” – che ha il solo effetto, alla prima difficoltà, di gettare gli attivisti nello sconforto più totale – dobbiamo apprendere l’arte del riconoscere i nostri limiti e del cogliere l’ampiezza degli scenari all’interno dei quali si dispiega la nostra azione (sono tante infatti le concause e i fattori che possono compromettere un’iniziativa o portarla al successo). Il secondo passo sarà quello di verificare senza sconti in cosa abbiamo sbagliato, non per trovare colpevoli, ma per assumerci la responsabilità almeno per ciò che dipende strettamente da noi (infatti, come abbiamo detto al primo punto, le situazioni sono sempre parzialmente fuori controllo, non dipendendo mai interamente dalla nostra volontà). Il terzo movimento è il più delicato e complesso: saper vivere ogni sconfitta, ma anche il più modesto dei contrattempi, come un insegnamento che non scalfisce l’entusiasmo, bensì lo mette alla prova e lo costringe, se necessario, a tentare altre mille strade per raggiungere il suo obiettivo.

Dovremmo fare tesoro di questi passi, ad esempio, quando pensiamo alla difficoltà enorme di costituire un fronte democratico e anticapitalistico capace di realizzare massa critica e non solo di affollare le catacombe di internet con sagaci analisi teoriche che raggiungono pochissime persone.

Allora chiediamoci:

  1. Quali eventi e tendenze strutturali della storia recente hanno giocato a favore del neoliberismo?
  2. Dove le sinistre (riformiste e antagoniste) hanno sbagliato e per quali motivi?
  3. Come dare respiro a un senso di giustizia sociale e ambientale che continua a covare sotto le ceneri e non ha nessuna intenzione di spegnersi?

Una forza culturale e politica che abbia il coraggio di rispondere approfonditamente a questi interrogativi, sa già che lascerà un segno in questi tempi oscuri.

Paolo Bartolini

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