Come si riconosce (se c’è) una politica sanitaria regionale “di sinistra”? Il caso delle Marche

Seguo da alcuni anni la politica sanitaria (o meglio sociosanitaria) delle Marche da un osservatorio a suo modo privilegiato. Il privilegio nasce dall’avere lavorato per quasi 40 anni in ruoli di sanità pubblica, dall’essere pensionato e quindi libero di pensare e commentare (cosa da non sottovalutare) e poi per essere nato culturalmente e professionalmente negli anni ’70. Partirò proprio da quegli anni per parlare di politiche sanitarie di sinistra.

Mi sono iscritto alla Facoltà di Medicina nel 1971 e quindi ho visto prima da studente e poi come giovane medico nascere movimenti come Medicina Democratica, riviste come Epidemiologia e Prevenzione e collane editoriali come Medicina e Potere della Feltrinelli. Subito dopo la laurea ho visto nascere con la Legge 833 del 1978 il Servizio Sanitario Nazionale, nello stesso anno in cui venivano approvate anche la riforma della assistenza psichiatrica (la Legge 180) e quella per la tutela tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. E quindi ho maturato in quegli anni alcune mie idee su quali siano gli elementi che possono definire una politica sanitaria di sinistra. Le confronterò con le politiche effettivamente adottate negli ultimi anni dalla Regione Marche ed in particolare con quelle adottate dalla precedente Giunta. Perché nella nuova elementi di sinistra è ovviamente inutile cercarli.

E adesso passiamo in rapida rassegna gli elementi che sono andato a ricercare nella attività della Giunta Ceriscioli. Per ognuno di essi mi riferirò ad una verifica da me fatta in un precedente blog sulle scelte di quella Giunta.

Primo elemento. Che spazio e che risorse sono state date alle attività di prevenzione ed in particolare a quelle negli ambienti di lavoro? Nel novembre 2019 segnalavo nel blog come in un rapporto appena uscito nelle Marche si registrava il sottofinanziamento della prevenzione in generale e di quella nei luoghi di lavoro in particolare. La percentuale della spesa sanitaria regionale dedicata alla prevenzione era solo del 3,5% (terz’ultima Regione in Italia) e di questa solo l’8% è dedicato alla prevenzione nei luoghi di lavoro.

Secondo elemento. Che spazio e che risorse sono state date alle attività per la tutela della salute mentale? In un post dell’ottobre del 2019 segnalavo come dai dati del periodo 2015-2017 emergesse nelle Marche una situazione ancora peggiore rispetto a quella già grave della media delle Regioni italiane. Due i fenomeni che emergevano con maggiore chiarezza: minore spesa e meno personale, più risposta di tipo residenziale e minore risposta di presa in carico. Tutti dati che la Giunta Ceriscioli non ha minimamente preso in considerazione. Due dati marchigiani significativi del 2017 rispetto alla media nazionale: meno 17,5% di personale e meno 24,3% di spesa pro-capite per la salute mentale.

Terzo elemento. Che spazio è stato dato dalla Giunta Ceriscioli alle tematiche ambientali nel loro rapporto con la salute delle comunità? In un post del febbraio 2019 commentavo come nell’area di Falconara Marittima ad un problema di incidenza significativamente aumentata di tumori maligni si fosse risposto non con un programma di approfondimento epidemiologico e di una eventuale “bonifica ambientale”, ma con un semplice allargamento delle classi di età cui offrire lo screening oncologico per i tumori del colon retto e della mammella. Come dire: più diagnosi precoce e non più prevenzione.

Quarto elemento. Che spazio è stato dato dalle precedenti Giunte alle attività consultoriali? In un post dell’ottobre  2018 nel blog qualcuno scriveva a proposito delle gravi lacune nelle attività consultoriali e nella applicazione della Legge 194.

Quinto elemento. Che spazio è stato dato alle attività territoriali ed alla integrazione socio-sanitaria? In un post del settembre 2018 segnalavo le carenze nell’area delle cure palliative e in uno del giugno 2018 riportavo quanto emergeva da un report sui ritardi nella applicazione degli atti sulla integrazione socio-sanitaria.

Possiamo fermarci qui. Su cinque temi in cui teoricamente si riconosce un orientamento di sinistra nella politica sanitaria di una Regione, le precedenti Giunte di centro-sinistra, in particolare l’ultima, hanno letteralmente tagliato le proprie radici. Ho scelto di fornire per ognuno di essi un riferimento che consentisse di capire che le criticità erano, se le si voleva vedere, sotto gli occhi di tutti. Interrogarsi sui processi che hanno portato a questa perdita di memoria è importante per ricostruire politiche sociosanitarie capaci di riportare qualità ed equità nei servizi ai cittadini. Come è importante chiedersi come mai nel Programma della precedente Giunta era stato scritto che sarebbe stato fatto quello di cui poi ci si è dimenticati. Era previsto ad esempio il potenziamento di una rete sulla salute mentale e neuropsichiatria infantile e il potenziamento e la qualificazione delle attività di prevenzione, a partire dalla prevenzione ambientale. Cioè l’opposto di quel che poi si è fatto.

Siccome noi non siamo afflitti da perdita di memoria ci sforzeremo di aiutare anche gli altri a ricordare che una politica sociosanitaria migliore è per sua natura una politica di sinistra.

Claudio Maria Maffei

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