La lotta della libertà contro i tiranni non conosce confini

Piero Calamandrei, una volta, ricordò di un ragazzo, un partigiano, che, condannato alla fucilazione, si rivolse all’improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!».

Ecco, uno degli insegnamenti della Resistenza è che non esistono confini nella lotta per la libertà, contro i tiranni e le dittature, come dimostra anche la storia del Battaglione Mario – raccontato recentemente in “Partigiani d’oltremare”, dallo storico Matteo Petracci – formazione partigiana multietnica e multiculturale,  attiva nelle Marche durante la Resistenza e diventata una forza “internazionale”, costituita da ex prigionieri alleati, slavi, ma anche africani, eritrei ed etiopi; ebrei, islamici, cristiani, atei.

Come ad ogni 25 aprile, viene quindi spontaneo ricordare le sofferenze e le lotte dei popoli, costretti a vivere oggi sotto regimi totalitari che non hanno il minimo rispetto dei diritti umani.

Viene naturale schierarsi al fianco dei giovani egiziani che, nonostante la brutalità del regime di Al Sisi, continuano a lottare.

Viene naturale unirsi all’appello di Liliana Segre, affinché il governo agisca subito per assegnare la cittadinanza italiana a Patrick Zaki e chiederne la scarcerazione.

Viene naturale stare al fianco dei familiari di Giulio Regeni, per pretendere giustizia e contrastare lo squallore della realpolitik di alcuni “statisti”, secondo la quale gli interessi economici e commerciali, spesso legati al traffico di armi, contano più dei diritti umani.

Viene naturale schierarsi con il popolo turco, soffocato dalla repressione della stampa e della vita democratica da parte di Erdogan.

Viene naturale schierarsi a fianco del popolo curdo, che subisce la guerra e gli attacchi criminali di Erdogan e di tutte le potenze dell’area mediorientale, con la complicità dell’occidente.
Viene naturale guardare con sospetto a un dittatore come Mohammad bin Salman, mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

Viene naturale stare dalla parte di Aleksej Navalny, che in questi giorni rischia di morire nelle prigioni russe, dopo essere sopravvissuto ad un avvelenamento e dopo essere rientrato volontariamente nel Paese.

Viene naturale stare dalla parte dei migranti che continuano ad annegare, soli, nel Mediterraneo, o che sono intrappolati in Libia, in Turchia, in Grecia o in Bosnia, in condizioni disumane, con la complicità del nostro Paese e dell’Unione Europea.

Viene naturale stare dalla parte del popolo del Myanmar, delle Filippine, della Siria…

L’elenco purtroppo è molto lungo.

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare” diceva ancora Calamandrei.

Occorre difenderla sempre e dappertutto. Senza frontiere.

Luigi Marini

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