LA SOLIDARIETÀ NON SI ARRESTA

È sconcertante registrare, nel nostro Paese, un degrado accelerato non solo dello stato di diritto, ma dell’umana partecipazione al bene comune. Alcuni giorni fa la polizia ha fatto irruzione nelle abitazioni private di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, nonché nella sede dell’Associazione Linea d’Ombra ODV. L’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pende sulla testa di persone che dedicano una parte preziosa del loro tempo, senza nascondersi e alla luce del sole, ai tanti e troppi esseri umani costretti a fuggire dalle loro case e a scontrarsi con le barriere erette dall’egoismo degli Stati.

Scuse pretestuose celano malamente l’intento di mettere sotto processo la solidarietà, aggredendo l’unica cultura della pace possibile: quella del sostegno attivo alle persone in difficoltà. Se dare cibo e vestiti, curare ferite e garantire un primo riparo, sono atti criminali, allora dovremmo dirci tutte/i criminali orgogliosi di esserlo. Nel mondo capovolto del capitalismo neoliberista la neolingua del potere chiama “reato” il gesto di chi sceglie di restare umani e “rispetto delle leggi” l’indifferenza per le sorti dei nostri simili, che siano sballottati dall’onde nel Mar Mediterraneo o al gelo lungo le rotte balcaniche. La (dis)cultura del “Prima Noi (italiani, polacchi, ungheresi, tedeschi, americani ecc.) sta anestetizzando quasi completamente la nostra capacità di solidarizzare, di batterci per il diritto di una vita dignitosa. Resistere a questo processo di disumanizzazione vuol dire riconoscere che tendere la mano a chi ha bisogno è la base di un’etica per il futuro, un’etica senza la quale un futuro nemmeno potrà esserci, soprattutto per i soggetti più fragili, calpestati dalla storia che viene fatta dai potenti, dai complici, dai codardi.

Dipende da Noi smettere di vivere nell’omertà e nel silenzio di chi trova normale che si ferisca l’umanità migliore con la scusa di far rispettare qualche ordinamento scritto e pensato per separare le persone tra aventi e non aventi diritto. A Gian Andrea e Lorena la mia, la nostra, solidarietà e la gratitudine per come testimoniano la verità di una vita condivisa.

Paolo Bartolini

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