Siamo entrati, con non poca inquietudine e con un desiderio profondo di rinascita, nel nuovo anno. Il 2021 può offrirci l’occasione di un risveglio collettivo, purché si riconoscano le caratteristiche del sonno che ha intorpidito menti e cuori nel 2020 e negli ultimi decenni. Il sonno della ragione, e della fantasia, è quello imposto – soprattutto negli ultimi quarant’anni – da un sistema socioeconomico che cavalca l’immaginario della crescita illimitata, del dominio sul vivente, della quantificazione e monetizzazione di ogni bene comune. Un sonno popolato dai fantasmi della merce, da passioni labili e monomaniache, da un’idea di piacere e di felicità banale e sconfortante. Un sonno su cui veglia una razionalità calcolante/strumentale/industriale ormai sganciata dalla sensibilità, dalla poesia e dalla saggezza umane.

Risvegliarci, dopo un anno all’insegna della pandemia Covid-19 e di politiche governative spesso confuse e improvvisate, significa farci una domanda, semplice e terribile: vogliamo vivere dentro la stessa cornice simbolica e materiale a cui dobbiamo l’esplosione dell’emergenza sanitaria e la più ampia crisi sistemica che sta portando il pianeta al collasso? Il risveglio, insomma, non parte da risposte certe, ma da domande ben poste. Illudersi che tutto possa andare come prima è funesto. Del resto, lo dice l’antico adagio: errare humanum est, perseverare autem diabolicum.  

Il mio augurio di buon anno a tutte/i i simpatizzanti e attivisti di Dipende da Noi lo esprimo così: nel 2021 non voglio “tornare ad abbracciarci” (come recita una pubblicità irritante), voglio che impariamo ad abbracciarci in modo nuovo, come non abbiamo mai fatto.

Paolo Bartolini

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