Inutile nasconderci che, negli anni, si è consumata una profonda rottura tra i politici di professione e gli elettori. I cittadini vengono apparentemente coinvolti solo a ridosso del voto, per poi tornarsene alle loro difficoltà quotidiane mentre gli eletti vengono risucchiati all’interno del sistema autointeressato del potere e della burocrazia. A monte quel che manca è un vero ASCOLTO delle persone, un “ascolto attivo” che sappia intercettare bisogni, insoddisfazioni e desiderio di partecipazione.

Ascoltare è diverso da udire. Non basta annuire con la testa, dare pacche sulle spalle e lanciarsi in promesse roboanti. In questo modo il cittadino, che è in cerca di soluzioni e non di rassicurazioni ipocrite, si sente irriso e trattato come un numero percentuale da aggiungere agli altri per decretare la vincita o la sconfitta del partito di turno. Al contempo è nociva la retorica rabbiosa che vorrebbe da una parte della barricata i politici “tutti uguali”, subdolamente soddisfatti della loro appartenenza alla Casta, e dall’altra cittadini senza macchia che nulla hanno da spartire con le dinamiche di potere del proprio tempo. Anche qui manca l’ascolto e la fiducia nella maturazione graduale di una sensibilità comune che leghi istituzioni e persone in una nuova alleanza.

La politica vera si fa insieme, usando l’ascolto come metodo irrinunciabile per trasformare l’esistente. Ascoltare attivamente permette di cogliere non solo ciò che viene detto da qualcuno, ma come viene detto, con quale tonalità emotiva, con quale urgenza. Un ascolto del genere è possibile solo se riusciamo a essere sinceramente empatici verso coloro che ci parlano: sentire dentro di noi quello che gli altri provano, perché almeno in parte conosciamo quel tormento, quella sete di giustizia, quella voglia di abitare una comunità sostenibile, solidale e rispettosa.

Chi non sa ascoltare in maniera continua al fine di cogliere proposte, critiche costruttive e spunti creativi, è condannato a fare della politica rappresentativa (che insieme a quella partecipata e diretta conserva la sua importanza strategica per far fronte ai nodi del nostro tempo: cambiamenti climatici, tutela dei beni comuni, promozione di stili di vita sostenibili, lotta alla precarietà…) quella prigione d’oro dove un ceto dirigente poco coraggioso si rinchiude rinunciando a qualsiasi rapporto con i territori e con le persone reali.

L’intento di Dipende da Noi è di portare nelle istituzioni e nei territori l’arte dell’ascolto, facendo irrompere in politica i bisogni dei marchigiani e dando fiducia alla democrazia come prassi condivisa. Se, com’è probabile, le elezioni regionali verranno spostate di alcuni mesi, avremo a disposizione più tempo per radicare nelle Marche una cultura del riconoscimento reciproco di cui abbiamo immenso bisogno.

Paolo Bartolini

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