Un’altra parola fondamentale della trasformazione è SOLIDARIETA’. Un concetto tanto bello quanto facilmente fraintendibile. Solidale non è chi, secondo un principio di soccorso erroneamente inteso, mette una toppa nel tessuto lacero del corpo sociale. Non crediamo a una generica filantropia priva di slancio utopico. Del resto, senza giustizia sociale i gesti caritatevoli possono perfino aggravare le condizioni di chi soffre.Tendendo la mano all’altro in difficoltà vogliamo, piuttosto, contrastare la disperazione e il senso di abbandono. Qualunque potere, ormai lo sappiamo, non potrebbe guadagnare consenso senza dividere bruscamente gli esseri umani dalle loro relazioni vitali e dalle sorgenti interiori del coraggio, dell’amore e della cura. Dipende da noi cogliere, nell’isolamento umano e politico a cui sono condannati tanti cittadini, il segno del comando, la traccia di un potere che si innamora di sé perdendo di vista il bene di tutti. Per questo promuovere una solidarietà attiva vuol dire risultare eretici per i nostri tempi centrati su rapporti strumentali, gerarchici e indiscutibili.

Riteniamo, infatti, che l’economia e la sua logica contabile non debba più ergersi a ordinatore simbolico dell’intera esperienza umana. L’economia stessa deve riscoprirsi solidale, al servizio della vita incarnata delle persone, delle comunità, degli animali, delle piante, dei fiumi…

Sì perché la solidarietà può rivolgersi a tutte le creature, come dimostra la sensibilità crescente di stampo ecologista, animalista ecc. che sta rimodellando gradualmente i nostri stili di vita. Nella cassetta degli attrezzi di chi lavora per un’altra politica non deve mancare, dunque, una SOLIDARIETA’ concreta e generativa, capace di sciogliere i nodi dell’indifferenza, un mutualismo pensato per ricondurre l’Io e il Tu dentro il cerchio accogliente del Noi.

Paolo Bartolini

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