Sinistra etica, nonviolenza e azione trasformativa (sintesi del momento di Forma-Azione di sabato 27 marzo 2021) a cura di Roberto Mancini nell’ambito del percorso di Form-Azione promosso dal gruppo Cultura, Scuola, Università e Formazione

Trovate qui il link al video e la sintesi scaricabile

  1. Scopo

Vorrei proporre una mappa per il cammino, una prospettiva per il nostro impegno.

  1. La società del contagio

Siamo in una società che è costruita come un sistema di poteri globali: mercato, tecnocrazia, media, burocrazia, geopolitica militare dei nazionalismi rivali.

Il potere è una droga per chi lo esercita e una schiavitù per chi lo subisce.

Esso diventa una logica pervasiva che si instaura silenziosamente come un contagio. Così al conflitto diretto tra classi subentrano la competizione universale, l’individualismo e la disperazione parassitaria: la logica del sistema si installa nelle menti e la gente si adatta a vivere secondo la logica del sistema. Solo che questo sistema dei poteri globali produce di continuo scarti umani e disgrega il sistema delle relazioni (con gli altri, con se stessi, con la natura, con la vita stessa).

Non si riesce più a immaginare una società diversa e il cambiamento è attribuito non alla politica, ma all’economia e alla tecnologia.

  1. I progetti di dominio fanno vittime ma non vincono mai del tutto

Resta aperto il potenziale della liberazione. I soggetti che hanno bisogno dell’alternativa sono i dominati: classe economica e fuori classe, genere (donne), generazioni nuova, popoli colonizzati, la natura. Con loro: tutti quelli che fanno una scelta di campo.

Ci sono molte tradizioni di liberazione a cui attingere: socialismo, femminismo, ecologismo, movimento nonviolento, movimenti educativi e giovanili, movimenti anticoloniali, movimento sindacale, movimenti antimafia, costituzionalismo, movimenti di economia trasformativa.

Oggi “sinistra” in senso globale significa questo:

l’opposizione: al capitalismo, al fascismo, al sessismo e a ogni sistema o ideologia di potere. E in particolare all’ideologia della crescita e dello sviluppo.

L’espressione “sinistra etica” implica di partire dal rispetto per ogni persona, per le relazioni, per la natura, impegnandosi a tradurre politicamente questo rispetto.

Questa sinistra ha

una misura: è quella dell’universalità (non esclusione)

un metodo: è quello dell’azione trasformativa nonviolenta (immedesimarsi con gli scarti e riconvertire i rapporti di potere in un assetto di giustizia)

un fine essenziale: è l’armonia, risultante dall’unione tra giustizia sociale e tutela della natura (secondo l’ecosofia, dove si impara dalla natura stessa).

  1. Che fare? Una lunga transizione per la trasformazione

Il cammino è molto lungo, noi dobbiamo fare al meglio la nostra parte. Perciò servono:

la sintesi sociale (spezzare l’isolamento dei dominati);

la sintesi etica, che ispira la cultura: affermare la centralità della dignità di ogni essere umano e la dignità della natura;

la sintesi politica: fare in modo che i movimenti di liberazione abbiano rapporto e dialogo con un protagonista istituzionale capace di stare sulla scena politica. Non c’è sinistra etica senza sinistra politica.

  1. Con quale metodo agiamo: la partecipazione integrale

La partecipazione deve riunire ciò che è stato disgregato. E deve porre al centro la tutela e la gestione democratica dei beni comuni, ma maturando nel contempo il senso della Casa Comune e dei soggetti democratici che se ne occupano.

Ciò implica:

  1. la partecipazione conoscitiva alla realtà (usando le fonti disponibili e gli strumenti di concretizzazione della percezione sociale: piano regolatore, piano dei servizi alla persona, Osservatori del DU, bilancio partecipato);
  2. la partecipazione politica alla condizione dei dominati che attua il conflitto generativo (non il gesto simbolico di autorispecchiamento);
  3. la partecipazione progettuale (legare le singole questioni e disegnare un assetto organico nuovo a ogni livello della convivenza) che dà il senso della direzione, rigenera la fiducia e risveglia l’interesse delle persone.
  4. la partecipazione attuativa, che accompagna la dinamica di realizzazione delle decisioni politiche e ne verifica la congruenza con il progetto iniziale condiviso.
  1. Il ruolo di “Dipende da Noi”

Sul piano nazionale

Le sigle attuali tra centro-sinistra e sinistra sono fuori gioco: o conquistate dall’ideologia del tecnocapitalismo, o ferme a posizioni rivendicative (dove l’iniziativa è del sistema e ci si limita a reagire a posteriori), frammentate e in lotta tra loro. C’è anche una frammentazione di 2° grado: spesso capita che ogni frammento vuole ergersi a coordinatore per tutta la sinistra (v. Società della cura, Beni Comuni, Rete delle liste civiche locali, Lista Civica Italiana, Costituente Terra, ecc.).

Restare fermi nelle sigle date è sintomo di individualismo di gruppo.

Come “Dipende da Noi” possiamo e dobbiamo stabilire contatti interregionali, nazionali (e anche europei e mediterranei) con altri soggetti civili e sociali per favorire un processo di ridefinizione dei soggetti politici che guardano nella direzione che ho indicato.

Dovremo cercare di capire quali sono i passaggi di maturazione reale per la costruzione di un forte attore politico-istituzionale nazionale di natura trasformativa (per esempio un manifesto, un programma, un gruppo di coordinamento, ecc.). L’esperienza di Mohandas Gandhi, di Amilcar Cabral, di Nelson Mandela e di altri ancora dice che il problema non è un partito unico, ma la qualità della sua natura e della sua prospettiva. Occorre ripensare e trasformare la forma-partito.

Questo lavoro va svolto senza proiezioni in avanti astratte e senza irrigidirsi sull’esistente, favorendo la collaborazione tra tutti quelli che hanno come criterio di governare il mercato e l’impatto delle tecnologie a favore delle due dignità, umana e della natura. Chiunque agisce in questo senso è un nostro compagno di strada.

La competizione tra piccole identità si ha quando lo spazio culturale e progettuale è ristretto, ma quando finalmente si apre singoli e gruppi seguono una spinta alla convergenza.

Sul piano regionale e locale

Nelle Marche dovremmo attuare un impegno analogo, creando convergenze con altri soggetti civili, sociali e parti di soggetti politici per costruire conflitti generativi sulle questioni salienti.

Poi dovremmo lavorare, città per città, in modo da promuovere la nascita di comunità locali trasformative. Tali comunità sono una rete di soggetti sociali, civili, culturali e istituzionali che convergono verso obiettivi di trasformazione e puntano a un modello di convivenza veramente democratica.

“Dipende da Noi” non agirà come un soggetto che vuole farsi egemone, ma come un lievito, uno strumento di servizio a un progetto molto più grande di noi.

Sul piano personale

Serve sempre una verifica interiore, in noi stessi: o preferiamo la compensazione psicologica del disagio che proviamo oppure maturiamo una vera coscienza storica. Dobbiamo fare quello che serve, non quello che ci gratifica. È necessario verificare che tipo di persone siamo. Occorre avere cura di essere fecondi, propositivi, affidabili, pronti a servire e ad alimentare la fiducia trasformativa condivisa.

Conclusione

Questa mappa non è certo un programma definito, ma è una costellazione di criteri per individuare e discutere in quale prospettiva ci stiamo muovendo.

Solo chi sa dove vuole andare può progredire ed evitare di sprecare le energie.

Se insieme daremo lucidità, continuità, capacità di presenza nella società e profondità di prospettiva all’azione di “Dipende da Noi”, potremo essere una fonte di speranza e di rinascita politica per moltissime persone che oggi sono deluse e rassegnate.

Siamo come un piccolo seme, ma se è un seme di buona qualità, allora è in grado di contribuire a un vero processo di risveglio e di liberazione, dentro e oltre i confini delle Marche.

Bibliografia

  1. Autori Vari, La grande regressione, Feltrinelli
  2. K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi
  3. Irigaray, Condividere il mondo, Bollati Boringhieri
  4. Vaughan, Per-donare. Una critica femminista dello scambio, Meltemi editore
  5. Heller, Il lungo cammino delle donne, Castelvecchi editore
  6. Montessori, Educazione per un mondo nuovo, Garzanti
  7. Ferrajoli, La costruzione della democrazia, Laterza
  8. Honneth, L’idea di socialismo, Feltrinelli
  9. Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli
  10. Mandela, Un gesto può cambiare il mondo, Rizzoli
  11. Lopes, Non amo i razzisti dilettanti, Castelvecchi editore
  12. Dolci, Esperienze e riflessioni, Laterza
  13. Esposito, Acciuffare la luna. Comunità locali sostenibili, Edizioni Jod
  14. Panikkar, Ecosofia, Cittadella editrice
  15. Arendt, Che cos’è la politica, Einaudi
  16. Consigliere – P. Bartolini, Strumenti di cattura. Per una critica dell’immaginario tecnocapitalista, Jaca Book
  17. Mancini, Trasformare l’economia. Fonti culturali, modelli alternativi, prospettive politiche, Franco Angeli editore
  18. Mancini, Gandhi. Al di là del principio di potere, Feltrinelli (in uscita a maggio).
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