Donne colpite dalla guerra

Per una donna italiana che non abbia vissuto la seconda guerra mondiale è impossibile rendersi conto di cosa possa succedere in guerra e quali le conseguenze nel corpo e nell’anima.

Siamo però informate con notizie quotidiane dai Paesi in guerra (di alcuni e non di tutti ad essere precisi), e sappiamo che le donne, le bambine e i bambini sono fatti bersaglio degli atti più atroci e violenti: stupri e uccisioni anche nel grembo materno.

L’Italia non è in guerra, ma assistiamo nel nostro Paese ad una serie pesantissima di femminicidi, 104 fino ad ora dall’inizio “solo” dell’anno 2023.

Vi è un filo macchiato di sangue che accomuna le due realtà e che non ci rassicura sulla protezione della democrazia Italiana sulle cittadine.

Il peso di un potere maschilista che prende origine dal patriarcato e continua ad esserne espressione, si scarica sulla donna ritenuta oggetto di poco conto e da eliminare se non risponde alle esigenze maschili: la donna si possiede perché è vissuta come un possesso, un proprio oggetto.

Tanta retorica, falsa e distaccata dalla realtà, caratterizza i progetti del Governo a favore di donne e minori, come, ad esempio, la natalità assunta come prevalente focus dei servizi consultoriali in spregio alla legge del 1975 che si focalizza invece sulla persona, in particolare sulla donna, anche su quella giovane, anche su quella migrante, ma come soggetto informato capace di autodeterminazione, non necessariamente “madre”.

Sembra che l’importante sia mettere al mondo figli e non ci si preoccupa del lavoro femminile, degli stipendi, (il divario salariale fra donna e uomo è in media pari al 30% a scapito delle donne), dell’abitazione e dell’accesso ai servizi pubblici. E non si investe sulle agenzie educative che tanto potrebbero cambiare queste arcaiche e nefaste posizioni patriarcali.

Tutto questo in tempo di pace, senza bombe che piovano sulle case.

Ma cosa succede alle donne durante la guerra? I fatti ce lo mostrano, sono le prime vittime anche se estranee a logiche di guerra e colpevoli solamente di vivere in quella particolare zona del mondo. Perdono la vita e perdono le loro bambine e i loro bambini. Dall’inizio dell’attacco israeliano alla Striscia di Gaza su 11.470 persone uccise, 4.707 sono bambini e 3.155 donne, cui si aggiungono bambine e bambini israeliane/i uccise/i da Hamas nel raid del 7 ottobre scorso.

Sono quasi sempre gli uomini che si macchiano di questi orrori, uomini che scelgono la guerra come esercizio di potere senza alcuna considerazione per le vittime civili.

Ed è qui che ritorna il più completo disinteresse del corpo femminile che può essere usato come oggetto di piacere senza umanità e diritti.

Tutte le guerre si caratterizzano per stupri e violenze di ogni genere sulle donne. E poi a guerra finita o dopo essere sopravvissuta cosa resta a queste donne? Un carico emotivo devastante e la necessaria ricerca di sopravvivenza che può esporle ad ulteriori gravosi pesi fisici e psichici.

È nel cuore e nella mente di tanti la domanda sul perché di tanta violenza che crea in tutto il mondo ulteriore orrore e sete di vendetta.

È d’obbligo per chi vive in condizioni migliori informarsi e capire queste situazioni per testimoniare una non accettazione di questo stato di cose e pretendere che gli Organismi Sovranazionali siano ascoltati e impediscano questi strazi.

Nella quotidianità ognuna e ognuno di noi ha l’obbligo di rimuovere per quello che si può le cause delle ingiustizie che sempre nascono dai bisogni senza risposta e in condizioni di sopraffazioni e sfruttamento. Il denaro e il potere sono sempre dietro questa negazione dell’umanità e del diritto a vivere decorosamente una vita degna di questo nome.

Una democrazia che sappia attraverso le sue cittadine e i suoi cittadini, prendersi cura di tutte le istituzioni preposte all’educazione, alla solidarietà, alla cura dell’ambiente, al lavoro dignitoso e sicuro, ad una casa, è la garanzia di pace per tutto il mondo.

Simona Sabbatini e Paola Mazzotti