La politica sanitaria degna di questo nome è una cosa seria. Quella della Regione Marche di oggi non lo è. Come non lo era “quella di prima”

Mi permetto di partire da una considerazione personale. Mi sono trovato nella mia vita professionale ad avere la possibilità di operare nella sanità in più contesti con un ruolo gestionale in una USL prima e in più Aziende poi, con un ruolo di tipo programmatorio in Regione e con un ruolo da ricercatore all’Università, dove ho cominciato il mio percorso ai tempi della approvazione della prima e unica grande Riforma della sanità, quella della Legge 83 del 1978. Questo percorso mi ha consentito di toccare con mano una questione che ritengo fondamentale: la tutela della salute dei cittadini è un compito della politica nobile, ma difficile e soprattutto complesso. In questo post cercherò di ragionare sul fatto che chi governa la sanità delle Marche lo fa da anni (molti anni, secondo me una quindicina purtroppo) senza avere una visione politica adeguata della sanità che viene ridotta a semplice gioco di equilibrio tra interessi diversi finalizzato al raggiungimento del massimo consenso. In questo modo le scelte vengono fatte a prescindere dal loro impatto sulla salute delle persone, ma hanno solo come unico o comunque principale riferimento il proprio elettorato.

Complessità è un termine che mette soggezione. E’ uno di quei termini che intuisci avere dietro un mondo di definizioni e analisi al di sopra delle tue possibilità (sicuramente delle mie) e quindi hai paura di usarlo. Ma d’altra parte non mi viene in mente un termine migliore quando parlo di tutela della salute e di politica sanitaria. Politica, altro termine che mette per gli stessi motivi soggezione. Allora provo a dare una mia definizione prima di complessità e poi di politica.

Per la definizione di complessità copio qui (la fonte non può che essere autorevole trattandosi del sito del Festival della complessità) dove ci aiuta la distinzione che viene fatta tra complicato e complesso. Parliamo di sistemi complicati quando siamo nel mondo degli oggetti e delle cose, di cui siamo in grado di scomporre e analizzare le parti per comprenderne il comportamento e il funzionamento. Si tratta di sistemi caratterizzati da fenomeni e processi sostanzialmente lineari e, in qualche modo, prevedibili (non sempre), controllabili e replicabili, descrivibili da formule matematiche. Al contrario la complessità riguarda la società, le organizzazioni e i gruppi umani (con qualche sfumatura, anche i sistemi biologici.  E’ una complessità del tutto particolare perché, oltre ad essere perennemente instabile e dinamica, non è riconducibile né interpretabile sulla base di modelli lineari (causa-effetto, stimolo-risposta). Si tratta di sistemi, fenomeni e processi che si realizzano/si evolvono/si trasformano attraverso la loro capacità di auto-organizzarsi e nella relazione sistemica di molteplici connessioni e livelli di interconnessione/interdipendenza.

Per la definizione di politica parto invece copiando da una delle tante possibili fonti (ho scelto la prima trovata in rete dopo Wikipedia) la definizione delle due parole inglesi in cui si declina la nostra unica parola politica: policy e politics. Policy è la ricerca di una via razionale per risolvere problemi complessi che coinvolgono società, economia e tecnologia. Politics è la ricerca di consensi popolari, e la loro aggregazione verso soluzioni che siano accettate anche se non necessariamente ottimali. La “vera” politica di cui parlo qui è quella della policy, ovviamente.

Adesso posso tornare alla mia affermazione iniziale che riporto per intero e che dovrebbe essere più chiara: chi governa la sanità delle Marche lo fa da anni (molti anni purtroppo) senza avere una visione politica adeguata della sanità che riduce esclusivamente a semplice gioco di equilibrio tra interessi diversi finalizzato al raggiungimento del massimo consenso. Una delle radici principali di questa impostazione è la riduzione del sistema sanitario (che vuol dire sistema di tutela della salute e quindi ha dentro molto altro oltre a ciò che consideriamo tradizionalmente “sanità”) a un sistema in cui la dimensione della complessità scompare. E quindi non ci si deve preoccupare di studiarlo e analizzarlo nelle relazioni sulle sue diverse parti e non ci si deve preoccupare del punto di vista e delle esigenze dei tanti attori interessati, quelli di solito chiamati gergalmente stakeholder, di solito tradotti in “portatori di interessi”.

Vediamo di fare degli esempi, partendo dalla precedente Giunta di centrosinistra. Il suo rifiuto della complessità della sanità  l’ha portata a scegliere di chiudere di fatto l’Agenzia Regionale Sanitaria, a spegnere qualunque forma di confronto dentro la sanità, a “spegnere” i sistemi informativi,  a togliere qualunque dimensione progettuale alle scelte (fatte dunque senza dati, senza analisi, senza verifiche), a fare un “finto” Piano Sociosanitario, a fare scelte locali al di fuori di un quadro generale di riferimento che desse a quelle scelte un senso di sistema e a scegliere e utilizzare i tecnici (manager inclusi) come supporto efficiente e acritico alle proprie scelte. Risultato: servizi territoriali sempre più carenti, ospedali pubblici inefficienti e strutture private che sono cresciute.

Veniamo alla attuale Giunta di destra per la quale l’abusatissima espressione (di cui un po’ mi vergogno) “dalla padella alla brace” trova abbondante giustificazione. Questa Giunta sta letteralmente buttando via una straordinaria occasione di un ripensamento complessivo (e quindi capace di ragionare in termini di complessità) del nostro sistema sanitario. Entro fine febbraio la Regione dovrà presentare i propri progetti di potenziamento del territorio per accedere ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ed entro fine dicembre di quest’anno dovrà presentare il proprio Piano Regionale della Prevenzione (PRP). Contestualmente dovrà essere rivista la rete ospedaliera per rendere possibile il potenziamento del territorio e dei Distretti/Ambiti sociali come vuole il PNRR e quello dei Dipartimenti di Prevenzione come richiesto dal PRP. Di questi tre processi che dovrebbero riguardare le tre grandi componenti del sistema sanitario (Distretti e Ambiti Sociali, Dipartimenti di Prevenzione e Ospedali) nulla si sa. Escono da questa Giunta fuori a spot singole decisioni mai spiegate ma solo proclamate come il superamento dell’ASUR e degli ospedali unici. O vengono fuori singoli interventi con magari taglio di nastri, che piacciono tanto ai rappresentanti di questa politica come del resto le tradizionali foto di gruppo.

La politica sanitaria è un’altra cosa rispetto a quella che ieri e oggi i cittadini marchigiani hanno subito e stanno subendo. I nostri cittadini si meritano. Noi ci meritiamo altro.

Claudio Maria Maffei

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