Contratto di fiume: di tappa in tappa arriveremo alla meta

L’obiettivo sembra chiaro, il metodo anche. Non è stato così chiaro fin dall’inizio e la meta non è ancora vicina, ma strada facendo abbiamo raccolto importanti contributi ed incoraggianti commenti. Siamo sulla strada giusta.

Facciamo il punto per poi provare a guardare oltre.

Innanzitutto non diamo per scontato che esista la consapevolezza di quanto sia drammatico lo stato ambientale dei fiumi marchigiani e della provincia di Ancona in particolare. Dimezzamento delle portate, scomparsa di specie ittiche, inquinamento delle acque, a cui si aggiungono gli effetti deleteri dei “raddrizzamenti” a cui i fiumi sono stati sottoposti per cui l’acqua correndo più veloce distrugge gli habitat fluviali delle sponde (per approfondire vedi articolo pag 20 e 21 del numero 16 anno 2019 della rivista Jesi e la sua valle in cui Fabrizio Romagnoli intervista il geologo Andrea Dignani e il direttore dell’Oasi di Ripa Bianca David Belfiori).

Questo l’antefatto che ha spinto Dipende da Noi ad avviare il Progetto Fiume, giunto alla sua terza tappa con il seminario sul Contratto di fiume, tenutosi solo qualche settimana fa a Monsano con l’obiettivo di concentrale l’attenzione su di uno strumento partecipativo di gestione dei conflitti territoriali che si verificano attorno al sistema fiume.

Prezioso il contributo dei relatori che hanno voluto condividere con generosità e professionalità le loro vaste e consolidate competenze sul tema.

Giulio Conte, biologo di Ambiente Italia, che ha descritto con semplicità e rigore l’ecosistema fiume e i suoi complessi equilibri tra processi naturali e di “manutenzione” QUI la sua presentazione.

Riccardo Santolini, biologo dell’Università di Urbino, che ha posto la provocatoria domanda “A cosa serve un fiume” rispondendo poi nei termini del valore collettivo assunto dai cosiddetti “servizi ecosistemici”.

Andrea Dignani, geologo libero professionista, che ha messo in guardia rispetto ai rischi morfologico e idraulico legati al cattivo approccio alle dinamiche fluviali, evidenziando come il Contratto di fiume offra degli strumenti di corretta gestione.

Endro Martini, geologo di Italy Water Forum e del Tavolo Nazionale Contratti di Fiume, che entrando nel vivo dello strumento Contratto di Fiume, con le sue potenzialità e fragilità, ha aperto le porte alla seconda parte del seminario, quella dedicata ai gruppi di lavoro.

Molto interessante il metodo adottato. Le persone sono state invitare a dividersi in due gruppi identificati convenzionalmente nei ruoli “amministrativo pubblico e di “cittadinanza”. Ad entrambi i gruppi è stata posta la stessa domanda: che fare?

Sinteticamente potremmo riassumere l’esito dei lavori dicendo che, coerentemente con i ruoli assegnati, la cittadinanza ha focalizzato l’attenzione sul fiume come risorsa, mentre l’amministrazione pubblica lo ha fatto in termini di controllo del territorio.

Per il gruppo “cittadinanza” considerare il fiume come risorsa ha aperto lo sguardo su aspetti potenzialmente in contrasto tra loro, quali la biodiversità e la fruizione dell’ambiente fluviale. Grazie al clima disteso e cooperativo e al metodo del consenso adottato dal gruppo, non è stato difficile capire come due aspetti potenzialmente conflittuali possano trovare risposta univoca. Biodiversità a fruizione andranno assunti all’interno di un percorso culturale in grado di legare la biodiversità globale alla memoria storica e alla conoscenza, quali patrimoni delle comunità locali attorno al fiume. Cosa fare sarà allora legato ad azioni di informazione, ascolto e formazione per indurre quel cambiamento culturale che ci faccia guardare al fiume come a un “tesoro vivente” ed essere così disposti anche a pagare per mantenerlo e proteggerlo, anche a rinunciare a quelle azioni che gli creano danno. .

Per il gruppo “amministrativo pubblico” puntare sul controllo del territorio ha significato chiedersi quali figure potessero efficacemente svolgere questo ruolo a livello di micro scala, dove una miriade di infrazioni e/o omissioni producono danni anche molto consistenti. Anche grazie alla partecipazione a questo gruppo di lavoro del gruppo comunale di Protezione civile di Monsano l’attenzione è ricaduta sulle associazioni e gruppi di cittadinanza attiva sul territorio quali le guardie ecologiche volontarie (GEV) Nonostante il ruolo non propriamente ambientalista svolto dai cacciatori, anche questi, per la presenza regolare e capillare nell’ambiente fluviale, possono essere coinvolti in funzioni di monitoraggio dello stato ambientale. Cosa fare sarà allora dettato dalle possibilità di coinvolgimento più o meno formale ed istituzionalizzato di questi gruppi e dalle figure in seno alle amministrazioni locali in grado di rapportarsi con esse.

Ecco allora che le conclusioni del seminario ci consentono di fare sintesi e di guardare oltre.

Il Contratto di fiume viene riconosciuto come lo strumento partecipativo esistente in grado di attivare azioni efficaci di recupero e tutela dell’ambiente fluviale.

Il fiume Esino e il relativo contratto di fiume vengono assunti come modello su cui esercitarsi per provare ad attivare questo strumento.

Alla domanda che fare, due gruppi di lavoro hanno individuato azioni concrete compatibili con il Programma d’azione.

La quarta tappa del Progetto Fiume è allora delineata: un incontro pubblico in cui chi già amministra in uno dei Comuni del sottoscrittori, o chi si candida ad amministrare nelle ormai imminenti tornate elettorali, si confronti e si impegni a finanziare almeno una delle azioni del programma.

Dipende da Noi si impegna alla costruzione partecipata di questo evento, confidando nella collaborazione delle persone che hanno già tanto arricchito l’esperienza fin qui intrapresa.

Maria Letizia Ruello

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