Crescere in concretezza

Ora l’impegno di “Dipende da Noi” deve crescere in concretezza. Solo quando si agisce in modo concreto, passo dopo passo, poi si arriva a distinguere – in un sogno, in un progetto, in un desiderio collettivo – se esso è un seme di luce che può dispiegarsi migliorando realmente le situazioni date, oppure se è solo un’illusione.

La concretezza viene da tre fattori. Il primo è il coinvolgimento attivo, collaborativo e sintonico di tante persone che si danno da fare riuscendo anche a coinvolgere altri. Il secondo è la maturazione di un progetto per le Marche che sia congruente con le esigenze della nostra regione e che sia anche ispirato da conoscenze adeguate così come da un pensiero critico e meditato. Il terzo fattore è la comunicazione: si tratta di rendere nota e comprensibile la nostra proposta (progetto, metodo d’azione e candidature) a tutto l’elettorato della regione. In sintesi: coinvolgimento attivo, progetto, comunicazione.

Essere concreti significa precisare i modi del nostro impegno: l’attenzione e la cura che ci mettiamo nel fare le cose; il coinvolgimento di persone nuove; il rapporto con la stampa; la presenza nei social e nei luoghi d’incontro diretto; l’allestimento dei mezzi e delle condizioni intermedie che preparano un risultato accettabile alle elezioni. In tale prospettiva si è ormai delineata, con l’esigenza della costituzione di gruppi locali di “Dipende da Noi” sul territorio regionale, la centralità di due gruppi specifici: quelle/i che portano un contributo di esperienze e conoscenze (compresi gli ospiti che da febbraio a oggi hanno partecipato come relatrici e relatori ai nostri videodialoghi) e poi le trenta persone che saranno le/i nostre/i candidate/i nelle liste provinciali (6 a Pesaro – Urbino, 9 ad Ancona, 7 a Macerata, 4 a Fermo e 4 ad Ascoli Piceno).

Parto dal gruppo delle persone che più danno un apporto alla consapevolezza del nostro movimento. Qui figurano specialiste/i di questo o quell’ambito, certo, ma non penso affatto solo a studiose/i o a docenti. Penso anche a persone che hanno l’esperienza diretta delle contraddizioni del nostro sistema sociale: chi vive una situazione di sofferenza e di oppressione (ad esempio chi ha subìto, oltre al terremoto, la pessima risposta al terremoto stesso da parte della politica vigente) per noi è un’autorità, ha una competenza di vita che alimenta la nostra conoscenza. Per questa ragione il programma che proponiamo per le Marche non è un testo concluso, è un processo, cioè un documento aperto che man mano si arricchisce di tanti apporti.

Sarebbe un errore trascurare questo tipo di contributo. Si può sviluppare un’azione politica trasformativa se si fanno valere conoscenze avanzate. Oggi l’uso massiccio dei social, la passività comunque indotta dal rapporto con le tecnologie e spesso anche l’impoverimento della didattica nella scuola hanno diffuso un modo di pensare superficiale, puramente reattivo: leggo un “post” e immediatamente approvo o attacco, senza stare troppo a pensarci. Spesso si regredisce al livello del rapporto con i segnali, secondo la sequenza elementare stimolo-risposta: una cosa mi evoca approvazione, un’altra ostilità, e mi comporto di conseguenza. Informarsi, dialogare, riflettere, immaginare vie nuove per risolvere i problemi e sperimentarle sono capacità oggi poco praticate. E non è un caso. Da quando il neoliberismo e i poteri che lo attuano hanno imposto il mercato come unica vera istituzione della società, è stata volutamente scoraggiata la capacità umana di progettare, di pensare criticamente, di immaginare alternative e di orientarsi eticamente. Tanto “pensa” a tutto il mercato, noi dobbiamo solo credere, obbedire, competere.

Per contro, una nostra forza essenziale è avere un pensiero collettivo, informato, etico e creativo. E ciò richiede che ci siano tante persone che collaborano a costruire questa conoscenza politica condivisa.

Vengo poi al gruppo delle persone da candidare nelle nostre liste, che dovremo approvare insieme. Mi pare che i criteri per riconoscerne il profilo siano, molto semplicemente, i seguenti: la piena adesione a “Dipende da Noi” (per lo spirito, il progetto, l’orientamento politico e il metodo); la serietà nell’impegno personale; la capacità di rappresentare esperienze, competenze e categorie sociali, generazionali e di genere che per noi sono particolarmente rilevanti; il non essere immediatamente identificabili da una forte esposizione in precedenti esperienze partitiche.

Una caratteristica iniziale, che poi però dovrà necessariamente venire meno, è quella per cui la/il candidata/o migliore di solito è la persona che di per sé non vorrebbe essere candidata, non ha ambizioni narcisiste che inquinino il proprio impegno. Dunque si tratta di qualcuno che non si propone da solo, ma a cui viene chiesto di candidarsi da parte di molti altri. Si tratta di qualcuno che si decide ad accettare la richiesta altrui solo per spirito di servizio. Qui invito chi si troverà in questa condizione a riflettere attentamente e con fiducia nelle proprie possibilità, senza sottovalutare l’importanza del contributo che potrà dare al nostro cammino e, così facendo, alle Marche. Se uno si mette freddamente a calcolare i pro e i contro, alla fine la risposta di sicuro sarà “no”. Ma se uno riflette unendo il cuore e la ragione, l’intelligenza della generosità (la più alta forma di intelligenza) lo porterà a rendersi disponibile.

Nei giorni scorsi ho sondato con diverse persone la loro ipotetica disponibilità a stare nelle liste. L’ho fatto soprattutto con quanti hanno fatto nascere “Dipende da Noi”. Sono coloro che non solo hanno invitato me a essere disponibile per dare vita a questo progetto, ma mi hanno persuaso proprio per quello che rappresenta la loro storia di impegno sociale e civile. Però, inaspettatamente, ho ricevuto diversi dinieghi: chi dice di “no” per ragioni di lavoro personale, chi per il ruolo che esercita rispetto al lavoro di altri, chi per riserve psicologiche. Preciso che sono tutte resistenze legittime, espresse parlando in coscienza e con lealtà. Le capisco e le rispetto, soprattutto se un’eventuale candidatura portasse danno a terzi. Se però così non fosse, mi permetto di invitare di nuovo chi è stato interpellato ad accettare, superando i calcoli della prudenza e facendosi muovere piuttosto dalla passione di migliorare insieme la politica per questa regione. Il “no” eventuale non riguarda solo se stessi, ma ha una ricaduta pesante su tutto il movimento.

Il gruppo delle candidate e dei candidati, che dovrà essere democraticamente definito prima possibile, deve diventare un nucleo propulsivo dell’azione sui territori e della comunicazione di “Dipende da Noi”. In realtà la nostra caratteristica originale è che non proponiamo un candidato, ma ci proponiamo insieme, come un’aperta comunità di servizio politico pronta a far valere il metodo del prendersi cura. Vogliamo togliere dal deserto della sfiducia le donne e gli uomini che vivono nelle Marche. Come faremo se noi stessi non abbiamo per primi questa fiducia che ci fa dire di “sì” a ciò che la responsabilità per la vita comune oggi ci chiede?

Roberto Mancini

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