In questo inizio 2022 la sanità delle Marche versa in gravissime difficoltà. Si sovrappongono infatti almeno tre ordini di problemi:
- quelli legati all’andamento della pandemia che colpisce la nostra Regione come gran parte delle altre con effetti diretti sui pazienti colpiti dal Covid (con casi gravi e decessi) e con effetti indiretti su tutte le altre patologie cui il Servizio Sanitario sotto stress non riesce a rispondere con tante attività programmate che saltano e una ridotta capacità anche di far fronte ai casi acuti;
- quelli legati a criticità di livello nazionale come la carenza di personale e di molte figure professionali chiave;
- quelli che costituiscono una specifica caratteristica della realtà della sanità delle Marche.
Sui problemi specifici della realtà marchigiana alcuni elementi di particolare criticità vanno evidenziati. Elementi di criticità che la pandemia ha enormemente acuito. A livello di servizi vanno segnalate:
- le forti carenze di tutti i servizi distrettuali a tutti i livelli dalla assistenza domiciliare a quella residenziale e in tutte le aree (salute mentale, neuropsichiatria infantile, disabilità gravi, anziani, dipendenze patologiche, cure palliative);
- le forti carenze nei Dipartimenti di Prevenzione accompagnate da una dissoluzione della rete epidemiologica;
- la fragilità della rete ospedaliera che non riesce a garantire una copertura del fabbisogno regionale di prestazioni con una importante mobilità passiva e soffre enormemente nei Dipartimenti di Emergenza.
Per i cittadini questa situazione si traduce in liste di attesa lunghe, nel ricorso al privato a pagamento e a volte nella rinuncia alle prestazioni. Per gli operatori questa situazione si traduce in disagi e demotivazione che favoriscono la fuga nel privato di alcune tipologie di professionisti.
I determinanti di questa situazione sono complessi e le loro radici sono profonde e affondano negli anni in cui la gestione della sanità veniva fatta dal centrosinistra sulle cui responsabilità non è ancora stata avviata dall’interno una riflessione.
Siamo adesso in una fase cruciale della storia del nostro Servizio Sanitario Regionale, una fase in cui si concentrano alcune scadenze che gestite in forma integrata dovrebbero portare a ridisegnare la nostra sanità regionale. Infatti, il 31 dicembre sono scaduti i termini di presentazione del Piano Regionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025, in applicazione del Piano Nazionale. Il 28 febbraio scadono i termini di presentazione per i progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riguardanti tra l’altro le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità, le Centrali Operative Territoriali e la telemedicina, l’adeguamento strutturale, tecnologico e digitale degli ospedali.
Col PNRR e il PNP integrati ci potremmo ritrovare di fatti il nuovo Piano Sociosanitario Regionale.
Con il Piano della Prevenzione potremmo ridisegnare il ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione, mentre coi progetti del PNRR potremmo ridisegnare sia l’assistenza distrettuale che quella ospedaliera. Infatti, il PNRR parla soprattutto di territorio, ma prevede anche il ridisegno delle reti ospedaliere visto che assegna specifiche risorse agli Ospedali con Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) di primo e secondo livello, che solo con quel ridisegno possono essere individuati.
A fronte di queste opportunità la Giunta Acquaroli sta suonando lo spartito sbagliato probabilmente con un Direttore d’orchestra, l’Assessore, sbagliato. Da questa Giunta non arrivano suoni, ma solo stecche:
- è stato approvato nei tempi previsti un Piano Regionale della Prevenzione davvero molto bello cui non si è dedicato nemmeno un comunicato stampa (per certo l’Assessore non lo conosce);
- entro il 28 febbraio vanno presentati al Ministero i progetti del PNRR che dovrebbero essere frutto di un processo partecipato e invece non se ne sa niente e alla fine saranno gestiti come fosse un bonus per ristrutturazione edilizia quando sarebbe una grande opportunità di cambiamento “vero”;
- anziché lavorare al riordino ospedaliero si è mantenuta la attuale rete ospedaliera con il Masterplan di edilizia sanitaria e ospedaliera che prevede 13 ospedali tra primo e secondo livello quando nelle Marche ce ne stanno al massimo 10. Gli effetti si vedono con una quantità enorme di operatori impegnata nella gestione delle urgenze in ospedali che distano pochi chilometri tra loro con due gravi conseguenze: la sofferenza negli stessi ospedali delle attività programmate e una fuga dei professionisti dagli ospedali pubblici verso le strutture private che le urgenze non le fanno;
- nel Documento di Economia e Finanza 2022-2025 manca qualunque forma di progettualità e i problemi vengono solo elencati alla rinfusa;
- si sta dedicando spazio nel dibattito a un nuovo Piano Sociosanitario che non serve a niente (non ha scadenze e non è finanziato) e al nuovo assetto delle Aziende quando la epocale occasione del PNRR finanziata e con scadenze ravvicinate è fuori del dibattito e lontana dall’attenzione di questa Giunta.
Tutta l’attenzione della Giunta è dedicata di fatto solo alla gestione della pandemia in cui pure si sono accumulati e continuano ad accumularsi errori su errori dalla scellerata scelta dello screening di massa nel dicembre 2020 al sostegno tiepido alla vaccinazione. Tanto è vero che ieri (7 gennaio: elaborazioni del dott. Paolo Spada per la pagina Facebook di Pillole di Ottimismo) eravamo al terzo posto come percentuale di posti letto di terapia intensiva occupati da pazienti Covid e al sestultimo posto come dosi giornaliere di vaccino somministrate alla popolazione.
Purtroppo davvero la nostra sanità è finita sulla brace e il fuoco, quanto mai vivo, va spento prima possibile.
Claudio Maria Maffei
Devi essere connesso per inviare un commento.