Quale sanità per il post-pandemia (seconda puntata): ricordiamoci della salute mentale

Due settimane fa ho cominciato a trattare il tema della sanità post-pandemia introducendo soprattutto due temi collegati: la necessità di rendere compatibili lo sviluppo dei servizi territoriali di prevenzione e distrettuali e l’adeguamento della rete ospedaliera. In estrema sintesi, ma avremo modo di tornarci, per avere il potenziamento della rete dei servizi territoriali occorre razionalizzare quella dei servizi ospedalieri.

Quando sarà possibile riflettere su tutti i danni e le criticità che la pandemia ha fatto ed evidenziato scopriremo che accanto alla tragica conta che continuamente viene aggiornata dei nuovi casi, dei ricoverati e dei -purtroppo – tanti deceduti ci sarà una enorme quantità di problemi che la pandemia ha accentuato o “scoperchiato”. Questi problemi sono soprattutto a carico dei soggetti più deboli che già nelle Marche erano e sono molto spesso trascurati. Questo è il caso dei problemi di salute mentale a tutte le età. A volte le parole giuste le hanno già scritte altri ed allora tanto vale copiarle.

Questo è stato scritto poche settimane fa da Angelo Fioritti, Presidente del Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale:

Dobbiamo quindi essere pronti ad affrontare la coorte di problemi psicologici o psichiatrici che accompagnano le grandi crisi: aumenti di separazioni e divorzi, violenza domestica, abuso di alcol e sostanze, ansia, depressione, suicidi. Alcune avvisaglie di tutto questo si notano dall’apparire di fenomeni di profilo sociologico, come le risse organizzate tra i giovanissimi o qualche cluster di autolesionismo con una forte componente imitativa. Però è importante affermare che non siamo certi che tutto questo si manifesterà per davvero, troppe volte la realtà ha messo in luce risorse e meccanismi sociali di compenso impensabili. Ciò ci impone grande cautela e sobrietà nella comunicazione pubblica su temi delicati come i suicidi e le dipendenze.

Ed è altresì evidente come risulti di importanza fondamentale non depotenziare i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM)  ed anzi rilanciare e consolidare la loro azione, come articolazione fondamentale della assistenza territoriale che tutti dicono di voler rafforzare e trasformare. Forse la sostanziale tenuta dei DSM in questo terribile anno può dare qualche suggerimento su come fare.

Di alcune cose però possiamo già essere certi perché i dati della letteratura scientifica cominciano ad essere univoci. Ad esempio, sappiamo che le persone con disturbi mentali gravi e persistenti, a parità di rischio infettivo, hanno una probabilità 3 volte maggiore rispetto alla popolazione generale di sviluppare forme gravi di malattia da COVID o di morirne. Per questa popolazione il vaccino è quindi tre volte più importante rispetto alla popolazione generale.

E questo è quello che poche settimane fa ha scritto un neuropsichiatra infantile di Torino:

A partire dallo scorso dicembre è stato segnalato sui giornali Torinesi un preoccupante incremento (di 5 volte) delle richieste di ricovero per tentativi anticonservativi di adolescenti (in particolare ragazze) nell’anno 2020 rispetto al 2019… In questo momento oltre all’occupazione stabile di tutti i 18 posti letto del reparto di Neuropsichiatria Infantile (NPI), i pazienti adolescenti affetti da disturbi psichiatrici (fino a 14) affollano anche i posti letto delle pediatrie e del Pronto Soccorso dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, come mai a memoria d’uomo… E’ necessaria l’attivazione di un piano di emergenza parallelo a quello COVID-19 per gestire la situazione. Le pediatrie della provincia di Torino sono state contattate per richiedere la disponibilità ad ospitare i pazienti meno problematici sotto la supervisione dei colleghi NPI del territorio. Tuttavia è necessaria l’attivazione urgente di risorse neuropsichiatriche per fronteggiare questa emergenza, sia nell’OIRM che in quelle NPI territoriali in cui le risorse sono carenti e non possono far fronte a tale ulteriore carico.

Nelle Marche la situazione è verosimilmente peggiore di quella descritta in questi due interventi. I posti letto di neuropsichiatria infantile nelle Marche sono solo 4 (al Salesi di Ancona) e quanto ai Dipartimenti di Salute Mentale ecco come viene descritta la situazione delle Marche in un Quaderno della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica con una analisi relativa agli anni 2015-2018:

I dati relativi ai servizi di Salute Mentale della Regione Marche mostrano minori investimenti (costo pro-capite -19,3% e spesa sul FRS -18,2%), la presenza di una dotazione strutturale limitata (strutture territoriali -13,3%, strutture residenziali -19,6% e strutture semiresidenziali -24,8%), a fronte di una forte presenza di posti residenziali (+110,5%) a segnalare la presenza di grosse concentrazioni di posti letto in un numero limitato di strutture. Risultano di conseguenza superiori anche le presenze e la durata dei trattamenti residenziali, ma con un tasso di nuove ammissioni molto ridotto (-63,1%). I servizi dispongono di una dotazione di personale ridotta (-10,1%).

La sanità del post-pandemia di tutto questo nelle Marche non si dovrà dimenticare. “Noi” lo ricorderemo ogni volta che potremo.

Claudio Maria Maffei

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