Quale solidarietà?

Mi hanno insegnato che solidarietà significa immedesimarsi empaticamente nelle difficoltà degli altri ed attivare dei percorsi di sostegno, mi hanno insegnato che la solidarietà si traduce nel mettersi a servizio gratuitamente.

Purtroppo sembra che solidarietà e sciacalli vanno sempre in coppia, non solo in Italia, perché l’egoismo continua a prevalere e l’io continua ad avere il sopravvento sul noi.

Ci sono stati episodi di sciacallaggio nel 2016 in occasione del terremoto che ha devastato le mie zone, sciacallaggio di ogni tipo: saccheggio delle case terremotate e delle donazioni che arrivavano dalla solidarietà, attenzioni mediatiche, promesse elettorali, accaparramento…

Oggi, davanti alla guerra in Ucraina, nuovi sciacalli che mi lasciano sconcertata perché, oltre alla speculazione politiche e quelle di chi offre viaggi della speranza si stanno paventando tanti altri pericoli…

La solidarietà è iniziata immediatamente con grande disponibilità sia nella raccolta di materiali da inviare che per l’accoglienza.

Si sono attivate le associazioni nazionali ed internazionali con le tante realtà ucraine e tantissime famiglie non solo in Italia ma soprattutto negli stati vicini all’Ucraina nonostante le difficoltà economiche precedenti la guerra.

Tantissime le storie di accoglienza dall’Italia e di famiglie che hanno immediatamente contattato i tanti bambini ucraini ospitati quarant’anni fa dopo il disastro di Chernobyl ed ospitando le loro famiglie ma anche la fitta rete con le tante donne ucraine che da anni vivono e lavorano in Italia.

Il governo italiano ha varato norme per la registrazione e regolarizzazione necessarie anche per l’accesso a servizi e supporti ed ha anche avviato un piano per l’accoglienza che coinvolge Enti, Associazioni e privati.

I profughi scappano dall’Ucraina con ogni mezzo approfittando dei corridoi umanitari che non sempre sono aperti, scappano con ogni mezzo per raggiungere la frontiera e cercare di mettersi in salvo ma la grande ondata di solidarietà, spesso spontanea, non aiuta nei conteggi e nelle registrazioni che sono indispensabili per misurare i flussi.

Ma perché è così necessario registrare i flussi?

È fondamentale, per la sicurezza dei profughi e delle realtà ospitanti avere una misura di questa migrazione ma è difficile quantificare gli arrivi perché non tutti i percorsi sono tracciati e, infatti, i conti cominciano a non tornare…sembra che manchino all’appello donne e bambini che, usciti dall’Ucraina e che ora non si sa dove siano.

Questa emergenza nell’emergenza è emersa nella puntata di Mi manda RAI3 di sabato 25 marzo 2022 che ha aperto nuovi scenari altamente preoccupanti.

Viene raccontato di nuovi scafisti che intercettano i profughi anticipando i mezzi dei volontari nei luoghi di raccolta e che si offrono per trasporti di pochi chilometri con una tariffa di € 100 a persona, compresi i neonati, approfittano del momento in cui i profughi, credendosi in salvo, abbassano le difese e diventano ancora più vulnerabili.

Il primo messaggio che deve arrivare a chi scappa dalla guerra in Ucraina è che l’accoglienza è gratuita e che non c’è nulla da pagare o da dare in cambio.

Altri scafisti si presentano alle stazioni europee offrendo viaggi della speranza da pagare profumatamente, alle donne e ai bambini che arrivano in treno il cui arrivo non è stato registrato e di cui si rischia di perdere le tracce.

Ma a questi mercati si affianca il sospetto di ulteriori terribili traffici.

Sono state viste auto di grande cilindrata e con i vetri oscurati accostare ragazze, bambine e bambini offrendo passaggi, ospitalità e lavori altamente remunerati…senza certezze…senza garanzie…con un evidente rischio di cadere nella tratta…

Il secondo messaggio che deve arrivare a chi scappa è che mai e per nessun motivo bisogna dare i propri documenti a qualcun altro.

Si aggiungono soispette offerte che arrivano attraverso gli annunci, si tratta di offerte di camere per una ragazza nubile purché non accompagnata oppure di offerte di adozioni per bambine e bambini che rispondano a specifiche caratteristiche.

Il messaggio che deve arrivare ai genitori disperati che fanno partire le figlie e i figli per salvarli dalla guerra è quello di affidarli in mani sicure e di monitorare il loro viaggio per impedire che siano prede facili.

Ho ascoltato e riascoltato il servizio in cui le volontarie che operano lungo le frontiere denunciano queste preoccupazioni e sono profondamente dilaniata da queste orrende prospettive.

C’è tanta generosa e genuina solidarietà ma, a lavorare nell’ombra, c’è chi specula sul dolore e sulle difficoltà delle persone e crede solo nel proprio tornaconto personale.

La guerra è distruzione fisica, sociale e psicologica e noi, ogni giorno, abbiamo il compito di costruire la pace tessendo relazioni profonde e sincere che possono basarsi sulla fiducia nell’essere umano.

Paola Petrucci

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