Un anno di sanità delle Marche con la nuova Giunta: meglio soli che male accompagnati

Esattamente un anno fa alle elezioni regionali il centro-sinistra perse dopo decenni la Regione Marche a favore di una coalizione di  centro-destra. Per inciso mi sono chiesto: ma il trattino con quei due “centro” ci vuole? Pensavo fosse una questione formale quando ad un controllo in rete è venuto fuori che il suo utilizzo o meno non è cosa da poco almeno “a sinistra”. In ogni caso siamo passati dalla Giunta Ceriscioli alla Giunta Acquaroli. Al che il famoso e banale detto “dalla padella alla brace” è tornato ancora una volta buono.

Due argomentazioni che spesso vengono tirate fuori per giustificare le inadempienze, i ritardi e le inefficienze della attuale Giunta sono “bisogna darle tempo, è troppo presto per un giudizio” e “hanno trovato il disastro lasciato dalla precedente Giunta”. Poi qualcuno ne aggiunge una terza ricordando la tragedia della pandemia che avrebbe sottratto spazio e risorse agli interventi strutturali che la Giunta avrebbe voluto fare sul sistema sanitario.

In realtà queste argomentazioni tali non sono e rimane un dato molto chiaro: questa Giunta non ha alcuna visione sulle trasformazioni di cui il sistema salute delle Marche  avrebbe bisogno, svolge una azione di pura propaganda e sta facendo poche scelte tutte sbagliate. Anche la pandemia è stata l’occasione per confermare questa debolezza e questa incompetenza. Del resto era facilissimo prevedere che le cose sarebbero andate così leggendo l’inconsistente programma elettorale di Acquaroli poi trasferito nel Programma di Governo della Regione 2020-2025. Questo programma è un elenco lunghissimo (quaranta) di generiche e prevedibili intenzioni (dall’abbattimento delle liste di attesa alla lotta alla mobilità passiva) con due sole evidenti novità: il superamento dell’ASUR e la diffusione della rete ospedaliera. Cosa voglia dire in pratica “diffusione della rete ospedaliera” il programma non lo dice, ma lo avevano detto i comizi: riapertura dei piccoli ospedali (come promesso da Salvini a Macerata  ai primi di agosto 2020) e rinuncia ai progetti dei nuovi progetti di riunificazione strutturale degli ospedali di Pesaro-Fano, Macerata-Civitanova Marche, Ascoli Piceno – San Benedetto del Tronto.

In pratica in un anno di governo della sanità delle Marche non è stato fatto praticamente nulla o quasi sulle 40 azioni previste in tema di sanità e sociale, riducendosi il tutto alla decisione – quella sì formalizzata – di ritornare indietro rispetto al programma di quei tre ospedali unici. Con il suo cosiddetto Masterplan di  Edilizia Sanitaria ed Ospedaliera  la Regione Marche ha di fatto deciso di soffocare contemporaneamente sia gli Ospedali delle Marche (troppi per essere in grado di funzionare bene) che i servizi territoriali (cui non potranno mai arrivare le risorse che servono data la ipertrofia della rete ospedaliera). Non è questa la sede per entrare nel dettaglio di questa scelta, ma basta un dato per far capire quanto sia tecnicamente “folle”: nelle Marche verrebbero ad esserci 14 terapie intensive quando secondo gli standard nazionali ce ne dovrebbero essere circa dieci.

Ma ciò che deve preoccupare di come questa Giunta governa la sanità è il modo in cui questa azione di governo viene esercitata: mai una analisi a supporto delle scelte e mai un coinvolgimento dei cittadini, delle forze sociali e degli operatori per una condivisione delle scelte. L’arrivo delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza troverà la Regione Marche tutta sbilanciata sul versante del potenziamento degli ospedali quando il Piano al contrario è tutto sbilanciato verso il rafforzamento del territorio (Case della Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali, infermiere di famiglia e di comunità, assistenza domiciliare).

Pure nella gestione della pandemia sono stati accumulati dalla Giunta errori su errori: dallo screening di massa (l’operazione Marche Sicure che ha reso le Marche più pericolose e più povere con  diversi milioni di euro letteralmente buttati) ai ritardi nel dichiarare la zona rossa a febbraio quando la pandemia aveva preso velocità. E agli errori si sono aggiunti gli inutili proclami come quello recente sulla assistenza domiciliare specialistica, vera bufala organizzativa, oltre che iniziativa offensiva verso la Medicina Generale.

Lo slogan della nuova Giunta sulla sanità e sul sociale è  “Nessuno resti solo” che ti fa sfuggire di cuore un “Meglio soli che male accompagnati”!

Claudio Maria Maffei

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